lundi 6 décembre 2021

adresses aux semaines sociales de France - 26 Novembre 2021 - et aux participants du festival de la doctrine sociale de l'Eglise - 25 au 28 Novembre 2021

 

MESSAGE DU PAPE FRANÇOIS,
SIGNÉ PAR LE CARDINAL SECRÉTAIRE D'ETAT,
À L'OCCASION DES SEMAINES SOCIALES DE FRANCE

[Multimédia]

26 Novembre 2021

Madame Dominique Quinio :                                                                          

Alors que vous inaugurez aujourd’hui votre rencontre annuelle 2021 des Semaines Sociales, Sa Sainteté le Pape François est heureux de vous rejoindre par la pensée et par la prière, ainsi que tous les participants qui se joindront aux réflexions et aux débats qui se dérouleront dans les trois prochains jours.

Cette année, vous avez choisi le thème : Osons rêver l’avenir. Prendre soin des hommes et de la terre. On reproche parfois aux rêveurs de ne pas affronter l’épaisseur du réel, et c’est en effet un risque dont il faut se garder.

Mais nous ne devons pourtant pas avoir peur de rêver, surtout si ce rêve est partagé et porté ensemble. Comme l’exprimait si bien dom Helder Camara, « lorsque l'on rêve tout seul, ce n'est qu'un rêve ; mais lorsque l'on rêve à plusieurs, c'est le début d’une nouvelle réalité ».

Permettez-moi donc de vous partager les rêves que le Saint-Père a exprimés dans son Exhortation apostolique Querida amazonia, et qui s’appliquent tout aussi bien au contexte de votre rencontre annuelle. Nous devons rêver d’une société qui « lutte pour les droits des plus pauvres, (…) ou leur voix soit écoutée et leur dignité soit promue » ; rêver d’une société « qui préserve cette richesse culturelle qui la distingue, ou la beauté humaine brille de diverses manières » ; rêver d’une société qui « préserve jalousement l’irrésistible beauté naturelle qui la décore, la vie débordante qui remplit ses fleuves et ses forêts » (QA 7) ; rêver enfin d’une société qui accueille le message évangélique, c’est-a-dire « l’annonce d’un dieu qui aime infiniment chaque être humain, qui a manifesté pleinement cet amour dans le christ crucifié pour nous et ressuscité dans nos vies » (QA 64). Ces rêves ne pourront devenir réalité que s’ils sont partagés. Aussi, le Saint-Père se réjouit des échanges que vous allez vivre pendant ces quelques jours, puisqu’ils participent de cette « culture de la rencontre », qu’il appelle de ses vœux.

La pandémie a, en quelque sorte, accéléré la prise de conscience que nos modes de vie doivent changer. Il est urgent de penser un avenir qui donne envie, qui fasse vivre l’espérance. Comme chrétiens, c’est cette si belle vertu de l’espérance que nous pouvons apporter au monde en ces temps déterminants pour la suite. Elle est « une soif, une aspiration, un désir de plénitude, de vie réussie, d’une volonté de toucher ce qui est grand, ce qui remplit le cœur et élève l’esprit vers les grandes choses, comme la vérité, la bonté et la beauté, la justice et l’amour. […] l’espérance est audace, elle sait regarder au-delà du confort personnel, des petites sécurités et des compensations qui rétrécissent l’horizon, pour s’ouvrir à de grands idéaux qui rendent la vie plus belle et plus digne » (Fratelli tutti 55).

Le Saint-Père demande au seigneur d’ouvrir vos cœurs, d’éclairer vos esprits et d’inspirer vos échanges, afin qu’ils puissent formuler les pistes d’espérance dont notre monde a tant besoin ; que vos travaux soutiennent, défendent et promeuvent le soin de la création, des personnes les plus fragiles, et le développement intégral de chacun, y compris dans sa fondamentale dimension spirituelle. Le Pape François confie la fécondité de votre rencontre annuelle à l’intercession de la vierge marie et vous accorde, madame la présidente, ainsi qu’à tous les participants, sa bénédiction et l’assurance de sa prière.

Cardinal Pietro Parolin
Secrétaire d’État de Sa Sainteté



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VIDEOMESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL FESTIVAL DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

Verona, 25-28 novembre 2021

[Multimedia]

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Un cordiale saluto a tutti voi che prendete parte all’11ª edizione del Festival della dottrina sociale della Chiesa. Il tema che avete scelto quest’anno è “Audaci nella speranza - Creativi con coraggio”. È un tema che sintetizza l’atteggiamento con cui abbiamo cercato di affrontare questo tempo, tuttora condizionato dalla pandemia. L’audacia, la speranza, la creatività e il coraggio non sono sinonimi, ma rappresentano una connessione di intenti, di virtù, di aperture e di sguardi sulla realtà che fortificano l’animo umano. Ma non solo.

Ricorderete la parabola dei talenti raccontata nel Vangelo di Matteo (25,14-30). «Colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque», si legge al versetto 16. Questa parabola è l’ultima parabola prima del testo nel quale viene detto che saremo giudicati sulla carità (Mt 25,31-46). Così quello sui talenti sembra il discorso programmatico di Gesù proprio sull’audacia che è necessaria per essere cristiani.

Contro ogni buonismo di facciata e contro ogni fatalismo, Gesù invita le folle a impiegare con coraggio i propri talenti. Non ha importanza quanti e quali siano i talenti di ciascuno. Gesù chiede di rischiare e di investirli per moltiplicarli. Quando si resta ripiegati in sé stessi con il solo obiettivo di conservare l’esistente, per il Vangelo siamo perdenti: infatti sarà tolto anche quello che è rimasto. L’audacia, la speranza, la creatività e il coraggio sono parole che tratteggiano la spiritualità del cristiano. «Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha» (Mt 25,29).

Nell’Enciclica Fratelli tutti ricordo che «la pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa: medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasportatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose» e così via. Questi «hanno capito che nessuno si salva da solo» (n. 54). Nessuno si salva da solo. Ecco i talenti messi a frutto. Ecco la speranza che sostiene e indirizza la creatività con audacia e coraggio. Per questo, rinnovo l’invito a camminare nella speranza che «è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa» (ibid., 55); cfr Saluto ai giovani del Centro Culturale Padre Félix Varela, L’Avana – Cuba, 20 settembre 2015).

La speranza, ho detto in altre occasioni, è “come buttare l’ancora all’altra riva”. È questa audacia che ispira azioni nuove, orienta le competenze, stimola l’impegno, dà vita alla vita. Chi spera sa di essere parte di una storia costruita da altri e ricevuta in dono, proprio come nella parabola dei talenti. E sa anche che deve far fruttificare questo dono.

Ancora una parola la rivolgo ai diversi attori della vita sociale radunati a Verona in occasione del Festival: imprenditori, professionisti, esponenti del mondo istituzionale, della cooperazione, dell’economia e della cultura. Continuate a impegnarvi seguendo la strada che don Adriano Vincenzi ha tracciato con voi per la conoscenza e la formazione alla dottrina sociale della Chiesa. Come recita lo slogan di questa edizione: Ovunque siete, costruite il cambiamento! Ovunque siete. Ma costruire il cambiamento, perché noi sappiamo che dalla crisi non si esce uguali: usciremo migliori o peggiori.

Che il Signore vi benedica, che la Madonna vi custodisca. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!


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